Suggerimenti per abitare virtuosamente nell’epoca dei media digitali
Nel tempo dei media digitali il modo di abitare la realtà si sposta da uno spazio come luogo fisico ad uno spazio come luogo sociale.
Questa nuova dimensione, senza precise coordinate fisiche, viene vissuta dai nostri studenti, fin dai primi anni di vita, in modo decisamente diverso da come è accaduto per le generazioni precedenti.
E’ ad esempio possibile acquisire informazioni in maniera personale, grazie alle molteplici opportunità offerte dai media digitali di costruire il proprio palinsesto di accesso al sapere.
Un sapere dunque a portata di tutti, non più codificato esclusivamente in ambienti fisici come la scuola o la biblioteca, non filtrato da altri media se non quelli digitali e sociali.
Cambiando il sistema di accesso al sapere cambiano radicalmente le modalità di accesso alla realtà, in relazione essenzialmente al tempo, allo spazio, alle relazioni, ai contenuti.
Un tempo saturato dai social media, compresso, vissuto in maniera compulsiva con grande assente il momento dedicato alla riflessione e al silenzio.
Cambia lo spazio del nostro abitare, dove reale e virtuale diventano categorie desuete in quanto ormai dimensioni integrate, con i media che diventano vere e proprie protesi del nostro organismo.
Cambiano le relazioni caratterizzate da mediazioni attraverso strumenti (computer, telefoni, tablet, ecc), in sostituzione della comunicazione immediata, diretta, corporea. In una società del “contatto” le relazioni appaiono spesso senza referente e senza scopo, con il rischio di protesizzare le competenze sociali.
La facilità con cui è possibile condividere contenuti nell’epoca dei social network pone un serio problema sul tema della qualità degli stessi, sulla responsabilità della loro diffusione, sulla sicurezza in generale.
In quadro complesso come quello appena descritto, possiamo indicare una strada per orientare i bambini e ragazzi tra le coordinate di questo nuovo “ambiente” in costante mutazione? C’e’ un modo per maturare un atteggiamento consapevole, responsabile e non passivo rispetto agli inesorabili rischi e le trasgressioni del mondo digitale?
Ci prova Pier Cesare Rivoltella nel suo “Le virtù del digitale” – Editrice Morcelliana, che riparte da un’etica fortemente connessa alla pratica.
E, non a caso, vengono chiamate in causa le sette virtù cardinali e teologali che contribuiscono in maniera determinante a maturare consapevolezza e responsabilità.
Il libro presenta ogni singola virtù illustrandone dapprima il significato, per poi approfondire come si traduca in strategia per agire con i media digitali con senso critico e responsabilità.
Ecco dunque che, prima di addentrarsi nel web, la prudenza suggerisce di “viaggiare informati”, nel senso di capire come ricercare informazioni in rete, come funzionano gli algoritmi dei motori di ricerca, ponendosi il problema dell’affidabilità delle fonti. Ma diventa fondamentale anche “viaggiare sicuri”, custodendo adeguatamente i propri dati personali e la propria identità.
Perchè ci sia giustizia occorre che vi siano pari opportunità di comunicazione e il Digital divide rappresenta, sotto questo aspetto, un grave problema in fatto di accesso a servizi e informazioni.
Interessante è il riferimento a Don Milani e al sui “I Care” per incoraggiare i più giovani a pensare la propria cittadinanza come una fortezza digitale, invitandoli a sapersi esporre in rete, a non restare invischiati nelle maglie del conformismo, a superare l’omertà e a denunciare oltre che approvare.
La temperanza nell’esperienza dei media digitali si associa inevitabilmente al superamento di forme di dipendenza legate alla diffusione degli stessi.
Quanto possiamo avere fede nel web? Puo’ Wikipedia rappresentare una fonte ammissibile? Piu’ in generale, l’assenza di un editore, quali garanzie può fornirci in materia di affidabilità di un’informazione?
Declinare il tema della speranza nel mondo del digitale comporta riflettere sul rapporto tra media e futuro e in particolare su come il tempo del web finisca per mancare di profondità e si riduca ad appiattirsi su un “eterno e generalizzato presente”. La strategia di Paulo Freire che risponde alla domanda “Ci hai pensato abbastanza?”, restituisce i tempi lenti del pensiero critico (slow education), antitetici rispetto all’alta velocità del digitale.
I media consentono di informare in tempo reale sulla sofferenza del mondo. La carità impone che non ci si fermi all’indignazione e alla commozione, ma che si partecipi concretamente e che segua l’esempio del Samaritano che si fa prossimo dell’uomo sulla strada per Gerico perchè ha misericordia di lui.
Tra le conclusioni del libro potrete poi consultare un decalogo di azioni che promuovono un “comportamento virtùale” e quattro fondamentali strategie che Rivoltella suggerisce per educare i nostri giovani alla cittadinanza digitale.
Archiviare, riflettere, essere responsabili e partecipare: sono questi i punti cardinali per orientare il proprio modo di abitare il digitale e “Le virtù del digitale” rappresenta un’ottima occasione per riflettere su come ogni educatore possa riuscire ad accompagnare i ragazzi nell’elaborazione di una nuova consapevolezza degli effetti del loro agire in rete e di quali siano le loro responsabilità, avendo come prospettiva le competenze di cittadinanza.