Prima parte dell’intervista di Gianfranco Marini a Robin Good
Un dialogo con Robin Good sulla curation e sul ruolo che essa può avere nel trasformare l’apprendimento da pratica trasmissiva a costruzione collettiva della conoscenza incentrata sul pensiero critico.
Robin Good, dopo avere chiarito in cosa consista la curation, indica quelle che sono le 11 aree del mondo dell’educazione in cui essa produrrà i maggiori cambiamenti, fino al punto da mettere in discussione il monopolio che sull’istruzione esercitano i sistemi scolastici istituzionali e rendere possibile un futuro in cui libertà di apprendere e libertà di insegnare potranno pienamente sviluppare le loro potenzialità nel tessuto connettivo dell’intelligenza collettiva.
Robin Good
Tra i principali curatori a livello mondiale, Robin Good è anche uno dei più interessanti teorici del web e dei suoi più recenti sviluppi. Insieme ad autori del calibro di Rheingold, Weinberger e altri, ha reso possibile creare un’alternativa “umanistica” al problema dell’information overload grazie al suo modo di intendere la curation. Questa infatti viene intesa da Robin Good come un’attività collaborativa di interpretazione dei dati sviluppata attraverso le operazioni del cercare, selezionare, vagliare, organizzare, commentare, presentare e condividere le informazioni. Si tratta di attività che rimandano alle fondamentali competenze digitali di cittadinanza comprese nell’area 1 e, parzialmente, nelle aree 2 e 3 della versione 2.1 delle DigComp, proposte dal Centro di ricerca europeo. Da sempre, inoltre, Robin Good ha compreso l’enorme importanza del problema educativo e del ruolo che la curation può avere per trasformare l’apprendimento.
Chi volesse seguire l’attività di curatore di Robin Good può utilizzare i seguenti link:
– Content Curation World (Scoop.it) – http://curation.masternewmedia.org
– Content Curation World (Flipboard)
– Notizie – http://robingood.com
– Strumenti – http://tools.robingood.com
– Collezioni – http://pinterest.com/RobinGood
Video in Italiano sulla Curation
Pagina FB per contattare e dialogare con Robin:
http://facebook.com/RobinGoodItalia
Vecchio sito non più aggiornato:
MasterNewMedia Italia – http://it.masternewmedia.org
L’intervista a Robin Good
Gianfranco Marini
Da tempo cerco di proporre la “cura dei contenuti” come tema di discussione nel dibattito sulla didattica e sulle competenze digitali, ma mentre metodologie e approcci, come il coding o il pensiero computazionale hanno una risonanza forse superiore alla loro efficacia in ambito formativo, la curation non attecchisce né come tema di discussione, né come pratica didattica, pur costituendo una delle vie più interessanti ed efficaci per promuovere lo sviluppo delle competenze digitali. Perché a tuo parere avviene questo?
Robin Good
Non ho una risposta pronta. Forse è colpa nostra, forse abbiamo sbagliato fino ad ora e non siamo stati abbastanza bravi nel suscitare curiosità sulla curation, non abbiamo dato sufficienti esempi, dati, informazioni, che possano motivare e produrre interesse.
È inutile affrontare la questione al livello dei massimi sistemi o degli stereotipi, meglio chiedersi cosa si può fare di più e cosa si può fare di meglio per coinvolgere le persone su questo tema.
Forse siamo ancora in pochi ad occuparci della cura dei contenuti o a proporla come strumento per un approccio critico e autonomo al web o forse certe problematiche e certi temi hanno ancora bisogno di tempo per essere avvertiti in tutta la loro importanza.
Forse, volendo essere più presuntuosi, si potrebbe anche sostenere che la maggioranza delle persone avverte ciò che fa più chiasso e non sente il rumore dell’erba che cresce, ci vuole molta attenzione per rendersi conto di certe cose. Forse la si può vedere così, anche se suona come un discorso un po’ presuntuoso.
Gianfranco Marini
Mi piace molto un articolo che tu hai pubblicato nel 2013 su Masternewmedia, Perchè la curation trasformerà il mondo dell’educazione: 10 ragioni, mi piacerebbe che tu ti rivolgessi ai docenti e agli studenti per spiegare come la cura dei contenuti può essere utile per la formazione, per l’apprendimento, per lo sviluppo delle competenze digitali e non. Potresti dire qualcosa al riguardo?
Robin Good
L’ambito in cui la curation può esercitare un’influenza rivoluzionaria è molto più ampio di quello dell’educazione scolastica e riguarda ogni attività in cui apprendimento ed educazione abbiano un ruolo centrale: dalla cultura organizzativa al business; dalle organizzazioni no profit alla formazione professionale, dall’università alla scuola. Dovendo schematizzare si possono indicare 11 aree in cui la curation può cambiare il mondo dell’apprendimento, sia in ambito scolastico che nella cultura organizzativa:
- la scoperta delle risorse,
- l’aggiornamento professionale,
- le PR e il marketing,
- l’insegnante come guida indiana – AUGH,
- l’apprendimento pilotato dagli studenti,
- la costruzione della conoscenza
- la documentazione, l’archiviazione
- la ricerca online
- i libro di testo,
- i percorsi di apprendimento
- la ricerca e lo sviluppo, l’innovazione
La scoperta delle risorse
In primo luogo la curation avrà effetti nel settore della scoperta delle risorse, cioè nell’aiutare sia i docenti che coloro che apprendono, a non perdere tempo nel trovare ciò che realmente serve. Non ci si deve infatti limitare a realizzare liste e collezioni in maniera superficiale, occorre fornire un contributo che consiste in un valore aggiunto, nel valutare, nel fornire un punto di vista o un opinione o dei dati in più. Questo lavoro, se fatto in maniera sistematica e collaborativa dai docenti e dagli studenti, consente di risparmiare tempo e di e di avere a disposizione un maggior numero di risorse e di maggior qualità, perché vagliate e verificate da più persone, e non prese per buone per semplice sentito dire.
Le news e l’aggiornamento
Qualunque sia il nostro ruolo, maestri di scuola elementare o professori universitari, mi sembra che non sia io a dover dire che è necessario rimanere aggiornati e essere al corrente con le ultime notizie che riguardano il nostro settore. Se nel nostro istituto o nella nostra organizzazione ci impegniamo nel ricercare informazioni e risorse utili e, magari, attiviamo i nostri studenti perché partecipino e collaborino con noi, alla fine avremo arricchito la nostra scuola, contribuito a migliorare l’ecosistema nel quale ci troviamo. Potremo anche produrre un newsradar (un collettore di informazioni su un tema specifico) o un canale di notizie tramite cui filtrare ciò che riteniamo più interessante, intorno al fuoco tematico di cui ci occupiamo.
PR – Marketing
Esiste poi un ampio settore che comprende public affairs (PA), PR, marketing, in cui è in gioco l’immagine pubblica e la reputazione nostra e della nostra organizzazione. La scuola e gli istituti privati non hanno forse anche loro interesse a dare dimostrazione della loro credibilità? La scuola pensa di non doverlo fare essendo monopolista e forse questo era vero tempo fa, ma oggi questa situazione e in via di rapido cambiamento. La scuola ha oggi concorrenza. Io per primo faccio concorrenza alla scuola. La scuola deve dimostrare la sua credibilità e la curation, secondo me, impostata non seguendo i consigli dei markettari, ma seguendone i principi e i valori reali, è uno strumento funzionale per dare dimostrazione concreta delle proprie competenze. Se sono in grado di comparare, analizzare, offrire un punto di vista su determinati argomenti, che miglior credibilità posso ottenere nell’ambito dell’attività in cui mi posiziono? Quindi su questo fronte il curare collezioni di informazioni può essere uno strumento utile per accrescere la reputazione dei nostri istituti di educazione e apprendimento.
Gianfranco Marini
In un dialogo tra te e Rheingold (link) prospetti la curation come una forma di intelligenza collettiva, un’attività consistente nel filtrare cooperativamente le informazioni per far fronte all’information overload e costruire collaborativamente la conoscenza. Ne parli anche come di “un google fatto dalle persone per le persone”, cosa intendi dire?
Robin Good
Google, verità, libertà
Vuol dire prendere possesso dello strumento di ricerca e non delegare il monopolio delle scelte a Google. Per farlo è necessario creare un’alternativa che ci renda autonomi e non ci faccia dipendere da una risorsa come quella di Google. Il rischio è di incamminarsi sempre di più nella direzione in cui sarà l’establishment, di cui Google fa parte, ad arrogarsi il potere di decidere quale sia la verità, rischio reso oggi ancora più minaccioso dalla paura per il terrorismo e per le Fake News. Questa è la cosa che più mi preoccupa, così come mi preoccupano quelli che dicono; “facciamo una lista dei siti di cui ci si può fidare”. Questo è peggio che non avere la fake news, perché se per qualsiasi motivo, finisci in quella lista, allora, indipendentemente da ciò che scrivi e analizzi sarai tacciato di essere un terrorista. Il problema in questo caso è che abbiamo abbandonato la nostra capacità di vagliare e selezionare le informazioni in maniera professionale. E’ questo che si è perso di vista. È su questo terreno che dobbiamo combattere, mettendo in discussione il luogo comune dell’esperto portatore della verità. Dobbiamo dimostrare che anche senza avere fatto medicina per 6 anni, io posso andare a verificare delle informazioni o farmi delle domande o andare a sentire delle altre campane diverse da quella ufficiale e poi farmi un’idea, magari anche per concludere che quella dell’establishment sia la più corretta. Ma se non mettiamo in discussione le fonti di informazione ufficiali, e talvolta gli esperti stessi, più passa il tempo e meno persone ci saranno in grado di riconoscere il falso e la propaganda dalle vere notizie.
Gianfranco Marini
Mi sembra che sia l’attuale frontiera delle democrazia, contrastare la tendenza a un ulteriore monopolio dell’informazione utilizzando la cura dei contenuti come strumenti per vagliare le informazioni, metterle in relazione, costruire un pensiero critico frutto di un dialogare collettivo attraverso la rete.
Robin Good
La Ricerca di informazioni
L’idea di potersi avvicinare di più alla possibilità di avere un motore di ricerca effettivamente indipendente e personalizzabile non è utopia. Esistono già degli strumenti che ti permettono di costruire, sopra o di fianco a quello che fa Google, dei tuoi risultati personalizzati, per cui una scuola, un’organizzazione, un istituto possono crearsi il proprio google, realizzato in autonomia e dai propri membri. Questa possibilità esiste già da molto tempo. Inoltre io mi immagino un futuro in cui io posso dire: “senti google … ci stai solo tu, ma fammi vedere i bottoni che ci sono dietro al quadro. C’è il bottone per cui tu giudichi più autorevole chi ha pubblicato più di recente, ma se io lo voglio spegnere, aiutami a capire come si fa. Tu Google, giudichi il valore di un contenuto in base a quanti link riceve da altri siti. Ma chi ti ha detto che io voglia usare sempre questo criterio? Io voglio agire sui bottoni. Ma tu Google mi dici che i bottoni per cambiare i criteri di selezione, sono segreti e che non me li dirai mai. Questo è il punto. Io sono dell’opinione che sia necessario trovare dei modi per cui tu, Google o qualcun altro mi aiuti a poter agire su queste variabili”.
È vero che la maggioranza delle persone non si metterà mai a settare questi bottoni, ma ci potrebbero però essere dei plug-in con dei preset progettati proprio per questa funzione. Vuoi vedere il web con gli occhi di Gianfranco Marini? Bene ti prendi il suo plug-in per Google Search e questo non fa altro che filtrare i risultati con le variabili di Gianfranco.
Insegnamento come apprendimento pilotato dagli studenti
Mi piace pensare all’idea di un nuovo tipo di insegnante. Non più un insegnante che va su è giù tra le file dei banchi e propina agli studenti tutto quello che ha nella sua testa, con lo scopo di farglielo memorizzare, ma piuttosto una guida esperta, un esploratore, una guida indiana con cui io mi confronto e che mi offre delle indicazioni, un percorso, dei sentieri e degli strumenti per muovermi sul territorio della conoscenza e con cui io possa confrontarmi per meglio comprendere quello che ho trovato e scoperto. E’ questo nuovo tipo di insegnante che mi farà da spalla nell’aiutarmi ad esplorare e a far mio ciò che ancora non conosco. La conoscenza non scende più dall’alto, come se fosse un sacramento, ma viene scoperta e compresa tramite le proprie capacità.
Apprendimento come costruzione della conoscenza
Altro elemento della curation rilevante per la scuola è che lo studente per la prima volta può impossessarsi, diventare padrone della conoscenza, farla effettivamente sua. Se gli consentiamo infatti di poter essere il curatore del suo apprendimento, di poter scegliere cosa apprendere e gli diamo i mezzi per andare ad esplorare, per poter comparare e collegare, lui svilupperà una sua personalissima versione di una certa realtà, o di una formula o di un problema o di come funzionano certe cose. La scoperta e costruzione autonoma della conoscenza costituisce una forma di apprendimento diversa da quella tradizionale, basata sull’esperienza e sulla comprensione piuttosto che sulla memorizzazione.
Gianfranco Marini
Si passa dalla semplice memorizzazione di conoscenze alla capacità di costruire un proprio percorso. La guida indiana dice allo studente come trovare delle tracce, procurarsi l’acqua, orientarsi, è lui che poi deve camminare. Ci siamo fossilizzati nella didattica trasmissiva, ma già Platone affermava che il buon maestro è chi insegna al suo allievo a camminare da solo. Io vedo la curation come la capacità di muoversi nel sovraccarico di informazioni senza perdere l’orientamento, perché questo è il rischio che corrono i nostri studenti, non sono in grado di affrontare la mole massiccia di informazioni. La lezione di Pierre Levy sull’intelligenza collettiva o quanto vanno affermando sul web e la necessità di un’educazione al digitale Weinberger, Rheingold, tu stesso, conduce nella stessa direzione: la necessità di un superamento del sapere accademico e la valorizzazione della dimensione della collaborazione e del confronto
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